Una divisione convenzionale adottata in passato indica sotto il nome di ceramica arcaica tutta la produzione dei secoli XIII e XIV e di gran parte del XV, anche se vi si possono notare diversi stili diverse tecniche che rendono improprio il significato della definizione. Essa coincise con il periodo della fioritura della società comunale e poi delle signorie, due momenti fondamentali per l'evoluzione della cultura italiana che conobbe le contemporane espressioni artistiche del Romanico e del Gotico. Nella produzione della ceramica medioevale, si può osservare la rinascita del gusto cromatico, certamente dovuta all'esempio delle ceramiche bizantine, arabe e mediorientali che venivano importate in Italia. Poichè il colore risalta con maggiore effetto su un fondo chiaro, si arrivò alla realizzaione di questo fondo coprendo il vaso con un velo di argilla bianca o giallina, operazione chiamata ingobbiatura che, pur risolvendo i problemi della decorazione, non rimediava alla porosità della terracotta. Si ricorse perciò a una copertura vitrea, di smalto piombifero sovrapposta all'ingobbio e poi ornata con graffiti e arricchita con i colori verde e ruggine. Una diversa tecnica fu quella dello smalto stannifero ottenuto aggiungendo alla vetrina piombifera l'ossido di stagno che le toglieva la trasparenza e la rendeva bianca. Questa tecnica, che ebbe grande fortuna, prese in seguito il nome di maiolica.
Da "Storia e Tecnica della Ceramica" saggi di A.A.V.V. Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali