DATAZIONE E PROSOPOGRAFIA

 

Al fine di una datazione puntuale non può essere di valido aiuto il criterio paleografico applicato automaticamente ai singoli bolli, che ripetuti meccanicamente con matrici lignee e quindi di limitata conservazione, sembrano sfuggire spesso anche nell’ambito di un medesimo prodotto, a quelle norme, che del resto vengono applicate con estrema cautela alla stessa epigrafia ufficiale. Molti fattori potevano intervenire causando la nascita di un determinato "stileepigrafico laterizio" che sarebbe rimasto in uso anche a prescindere da quello lapidario. In realtà probabilmente qualche elemento può servire, se non a datare un certo bollo, almeno a riconoscere un "gusto" che si sarebbe affermato in un determinato periodo piuttosto che in un altro. Per esempio, la misura delle lettere sembra crescere con il tempo; le lettere sottili e semplici, prive di apicature, sembrano caratteristiche di bolli databili entro la metà del I secolo a.C., le lettere rilevate dal disegno curato, con aste larghe, sono databili dal I secolo d.C. , le forti apicature a "zampa d’elefante" sarebbero tipiche di un gusto diffusosi a metà del I d. C.. La formula onomastica completa dei tria nomina poco abbreviati, il disegno curato sono databili entro il I d.C.; l’uso dei nessi frequente dal I d.C.; l’abbreviazione del gentilizio prende piede dalla metà dello stesso secolo. Anche con nomen e cognomen sembrano databili da poco prima della metà del I d. C.. Alla luce degli elementi raccolti in questo lavoro potrebbe sembrare piuttosto che, dopo un periodo iniziale in cui predominarono i marchi composti da preanomen e nomen, lo sviluppo della produzione nel corso del I e degli inizi del II secolo d.C. abbia visto uno sviluppo parallelo anche della tipologia dei marchi stessi, con la compresenza di formulari diversi che a partire da quel momento si attestano in uno stesso arco cronologico, di per sé piuttosto ristretto, togliendoci la possibilità di affidatici al formulario per elaborare di datazioni dei bolli

 

FORNACI

I fatti letterari ci dicono pochissimo; quelle epigrafiche ce ne conservano talvolta i nomi, solo eccezionalmente le collocano, con indicazioni, preziose ma generiche, lungo le grandi vie, o nella maggior parte dei casi in siti che non riusciamo ancora ad individuare sulle carte geografiche. Sappiamo tuttavia che in linea di massima gli impianti dovevano sorgere in prossimità non solo delle cave di argilla, ma anche nei corsi d’acqua necessari alla lavorazione delle materie prime.

Il nostro territorio era favorito dalla natura quanto dalla disponibilità di argilla di buona qualità, boschi che fornivano legname da usare come combustibile e corsi d’acqua, necessari alla lavorazione e alla commercializzazione del prodotto, si rivela essere stata sede di fiorenti centri di produzione di fittili. A causa delle continue esondazioni nei secoli non sono mai stati individuati siti che premettessero di individuare le sedi delle fornaci. Questi impianti erano soggetti per la loro stessa natura a frequenti ristrutturazioni, o venivano abbandonati e ricostruiti nei paraggi, in quanto non erano utilizzabili per periodi di tempo molto lunghi; inoltre nel corso dei secoli le loro rovine non hanno goduto di grande considerazione, e non si è sentita l’esigenza di considerarle. Probabilmente erano presenti fornaci annesse ad insediamenti abitativi di livello piuttosto elevati e a questi fossero destinati a una sorta di produzione per autoconsumo, cioè fossero concepiti per soddisfare le esigenze della tenuta di cui facevano parte.

La concentrazione di bolli (come nel caso di Codevigo) in uno stesso sito apparentemente privo di resti riferibili a fornaci, sono state interpretate come depositi di prodotti finiti, forse predisposti nella zona di maggior consumo per poter rispondere immediatamente ad eventuali richieste. Le concentrazioni di bolli diversi potrebbero dunque essere state allestite dopo l’acquisto dei laterizi dal compratore stesso, quasi per farsene una "riserva" cui attingere in caso di bisogno; potrebbero invece essere identificabili come depositi, forse allestiti dal produttore e magari annessi alla figulina, le concentrazioni dei bolli uguali.

 


Bolli dell’officina Pansiana

Su questa officina, che è entrata nel patrimonio della famiglia imperiale sicuramente durante l’età tiberiana e forse già con il principato di Augusto, che è attiva probabilmente dalla metà circa del I secolo a.C. con Vibio Pansa (identificato con Gaio Vibio Pansa Cetroniano governatore della Gallia Cisalpina nel 45 e console nel 43 a.C. oppure con Gaio Vibio Pansa governatore della Rezia e Vindelicia in età augustea) fino alla prima età flavia (Vespasiano) e che diffonde i suoi prodotti sulle coste occidentali e orientali dell’Adriatico centro-settentrionale (dal Piceno all’Emilia, dalla Venezia all’Istria e alla Dalmazia, con forti concentrazioni nell’antico delta padano e, in subordine, a Ravenna e Rimini); sul problema dei centri produttivi, sulle filiali e sulla loro localizzazione (in questi ultimi anni ci si è orientati soprattutto verso l’area deltizia in particolare ferrarese, senza escludere quella polesana); sulle varianti grafiche dei bolli attribuiti a uno stesso imperatore, ecc.: Gregorutti 1886, pp. 1-37; De Vit 1888,II, pp. 166-198; ILS 8648; Bermond Montanari 1973, pp. 37-39, 52-54; U, pp. 62, 63, 135-148; Buchi 1979, pp. 140-141, 164-165; Biordi 1980, pp. 256, 257; Sartori 1981, pp. 173-174; Zerbinati 1982b, pp. 105-107, 183-185 passim; Matijašic R. 1987, pp. 961-965; Pellicioni 1983, pp. 219, 220; Buora 1983, pp. 219-220; Strazzulla Rusconi 1984-84, pp. 139-140; Guarnieri 1983-84, pp. 10,11, 13-15; Casali Orlandini 1984, p. 172; Pellicioni 1984, pp. 238, 240, 241-243, 244, 247.248 tavv. XL-XLIV; Buora 1985, p. 220 2 p. 213 tav. 1; Calzolari 1987, pp. 31-32 fig. 2; Matijašic 1987, pp. 511-512; Buchi 1987a, pp. 152-153, 180 con nott. 689-700; Chiesi 1988, p. 129 fig. 94; Uggeri 1989, pp. 178-180 figg. 95-99, 104-107; Righini 1990, pp.286-287; Calzolari 1991, pp. 46-50 fig. 1; Buchi 1992, pp. 274-275; Righini, Bordi, Pellicioni, Golinelli c.s. III, 3 I Bolli delle figlinae; Gomzel 1996, pp. 51, 69, 73, 83, 9; Matijašic R. 1983, p. 965, tav. I, 3, 6, 8, 8, 10, 12, 13, tav. II, 21.

 

PANSIANA = Pansiana

E’ la variante più comune di questo tipo, essendo diffusa dal Piceno alla Dalmazia. La caratteristica più marcata è l’assenza assoluta di nessi: tutte le lettere sono singole e ben leggibili; divise in almeno due gruppi secondo la larghezza dei tratti (più sottili, o più grossi). Questa diversità è spiegabile forse come l’esistenza di diversi timbri per la marcatura in uso contemporaneo. U, 4; Matijašic R., III, 1; Z, p. 304 n. 1. Cfr. anche Pellicioni 1983, p. 226 n. 22.9; Pellicioni 1984, pp. 241, 243, 247 tipo 1A-1A1- 1A2 tav. XL; Guarnieri 1983-84, p. 13 nn. 1-3; Pula, CIL V, 8110, 2; MZK III, 359; MZK V, 109; AMSI II, 22; Trieste, CIL V, 8110, 2; AT III/1, 165; AMSI 2, 22; Adria, CIL V, 8110, 2; Gavelli, CIL V, 8110, 2; Sarzano, CIL V, 8110, 2; Ostellato, CIL V, 811, 2; Quartisana, CIL V, 8110, 2; Voghenza, CIL V, 8110, 2; Villa Maier, CIL V, 8110, 2; Ferrara, CIL V, 8110, 2;, BASD 26, 148; Vrana, BASD 26, 148; Tinj, BASD 26, 148; Pokoštane, BASD 26, 148; Porec, AT II/14, 139; Luceria, AT II/14, 139; Pesaro, AT II/14, 139; CIL XI, 6685, 1; Rimini, AT II/14, 139; CIL XI, 6685, 1; Milano, AT II/14, 139; Omiš, MASD 32; Salona, CIL III, 3213, 2; BASD 24, 138, BASD 28, 159-160; BASD 41-42-43, 155; Vranjic, CIL III, 3213, 2; BASD 24, 138; Valle Gallare, CIL XI. 6685, 1; S. Paligrano. CIL XI, 6685, 1; Porto Colonne, (Rovinj), MZK 17, 86; Ravenna, CIL XI. 6685, 1; Este, Not. Sc. 18, 295; Umag, AMSI 2, 22; Valle Cona, Uggeri; Valle Pega, Uggeri; S. Vito Ferrarese, S. Uggeri Patitucci; Valle Ponti, S. Aurigemma; Oderzo, S. Panciera; Ostiglia, E. Buchi. Matijašic R. 1983, p. 965, tav. I, 3, 6, 8, 8, 10, 12, 13, tav. II, 21.

 

PANSIANA S = Pansiana con lituus

Un gruppo considerevole di bolli è caratterizato dall’assenza già evidenziata di nessi tra le lettere, ma anche dalla presenza di un simbolo dopo l’ultima lettera: si tratta del lituus con la spirale volta verso destra. U, 6; Matijašic R., III; p. 304 n. 3. Cfr. anche Pellicioni 1984, pp. 241, 243, 247 tipo 1 C tav. XL; Guarnieri 1983-84, p. 13 nn. 5-6; CIL IX, 6078, 22; CIL IX, 6078, 22; Recanati, CILIX, 6078, 22; Mascaretto, CIL IX, 6078, 22; S. Lorenzo a Monte (Rimini), CIL XI, 6685, 2; Riparotta, CIL XI, 6685, 2; Ferrara, CILV, 8110, 6; Aquileia, VAHD, 56-59, 147; Este, AMSI 2, 21; Pula, JOAI 14, 29; Labin, AMSI 2, 21; Porec, AMSI 2, 21; S. Danilo, AMSI 2, 21; Filipjakov, BASD 26, 148; Salona, BASD 28, 159; Stolac, WMBH 1, 290. Matijašic R. 1983, p. 967, tav. I, 7, tav. II, 15, 19.

 

PANSIANA = Pansiana

Ancora una variante piuttosto ristretta nella diffusione geografica, la cui caratteristica principale è il nesso del gruppo AN posteriore, lasciando libera la A finale. U, 10; Matijašic R., III 3; Z, p. 304 n. 2; Adria, CIL V, 8110,1; Rovigo, CIL V, 8110, 4; Ravenna, CIL XI, 6685, 3; Rimini, CIL XI, 6685, 3; Pesaro, CIL XI, 6685, 3.

 

 

PANSIANA S = Pansiana con lituus

Il discorso è lo stesso per questa variante, soltanto che il gruppo NA finale è aonnesso con il capovolgimento della A in modo da adattarla alla forma della lettera N, come già descritto nella variante. U, 11 (bollo seguito da girale o foglia); Matijašic R., III, 12 ; Ancona, CIL IX, 6078, 23; Rimini, CIL XI, 6685, 3; Solana, BASD 25, 168; BASD 28, 15, Matijašic R., 1983, p. 967, tav. I, 5, tav. II, 16. (bollo seguito da girale) Il tipo non c molto diffuso.

 

 

PANSIANA = Pansiana (la A finale in nesso con la N è rovesciata)

Questo bollo si distingue dal precedente soltanto nel nesso finale che comprende le due lettere NA inglobando la seconda capovolgendola e adattarla in modo insolito.U, 12, 15; Matijašic R., III, 7; Z, p. 304 n. 4.

 

PANSIANA S = Pansiana lituus

Questa variante è simile a quele con girale ad S fine del bollo: si distingue soltanto dalla presenza del nesso AN.

 

 

PASIANA o TIB PASIANA = Pa(n)siana

Questa variante conosciuta nei dintorni di Rimini e nei dintorni di Pola ha le tre lettere del nome dell’imperatore abbreviato legate in un gruppo: l’asta della lettera T è l’elemento centrale ed unificatore. Un altro tratto carateristico è l’omissione della n anteriore in PANSIANA in modo che risulta modificato in Pasiana. Inoltre, tra i due elementi c’è il puntom distinguens che appare qui per la prima volta nella serie delle varianti finora presentate. U, 17; Matijašic R., tav. II, 18 (Matijašic non la distingue la variante successiva); Rimini, CIL XI, 6685, 7. Pula, inedito; Matijašic R. 1983.

 



 

 

TIBERI PANSIANA

 

Questo tipo, abbastanza bene rappresentato in tutte le ragioni dove appaiono i bolli della figulina Pansiana, ha ben 17 varianti, un numero che si può spiegare con lunghezza del regno di Tiberio, a cui il bollo appartiene (14-37 d.C.), ma anche con un’improvisa espansione dele attività edilizie. Verso la fine del regno di augusto si poteva già parlare della Pax Romana, Pax Augusta nell’Illirico, sulla costa dalmata. Tutte le attività economiche e culturali sulla sponda orientale dell’Adriatico fiorirono appunto all’inizio del regno di Tiberio, successore di Augusto.

 

TI. PANSIANA = Ti(beri) Pansiana

La prima variante di questo tipo, senza alcun nesso tra le singole lettere, rende le prime due lettere del nome dell’imperatore Tiberio. U, 20; Matijašic R. IV, 1; Z, p. 304 n. 5. Cfr. anche Buora 1983, p. 204;Guarnieri 1983-84, p.13 n.7; Pellicioni 1984, pp. 242, 243, 247; Buchi 1979, p 164 n. 31 d(con punto romboidale o a losanga; dalla "Vallette" presso Ostiglia); Buchi 1987a, p. 153 fig. 2 (agro di Padova), Calzolari 1988, fig. ap. 176 territorio di Bondeno); Calzolari 1991, p. 48 n 1 b fig. 2.2; Matijašic R. 1983, p. 969, tav. II, 22, 25, 26; tav. III, 34. Gregorutti, p. 141; Gomzel 1996, pp. 51, 73, 83.

 

TI. PANSIANA = Ti(beri) Pansiana

Un unico esemplare conservato ci testimonia l’esistenza di una variante con un nesso del gruppo AN anteriore in PANSIANA. Este CIL V, 8110, 14; Matijašic R. 1983, p. 970.

 

TI. PANSIANA = Ti(beri) Pansiana

U, 29; MAT, IV, 6 Cfr. anche Buchi 1979, p. 164 n.31 d; Pellicioni 1983, p. 228 n. 22.13; Buchi 1987a, p. 153 fig. 2; Calzolari 1991, p.48 n. 1 b fig. 2.2.

 

TI. PANSIANA S = Ti(beri) Pansiana con lituus

Limitata all’Istria ed al Picieno, questa variante ripropone il lituus alla fine del bollo, con la spirale volta a destra.U, 21; Matijašic R. 1983, p. 971, Il tipo non c molto diffuso: v. anche Calzolari 1987 p. 31 n. 1 c fig. 8 (n. 1), 9 (su mattone manubriato trovato nella zona di Quingentole in provincia di Mantova).

 

 

TI. PANSIANA S = Ti(beri) Pansiana con lituus

Ancora secondo l’Uggeri, pare che si tratti di un bollo che finisce con la lettera S a destra, non con un segno ad esse.

 

TI. PANSI

Questa variante viene posta dall’Uggeri nel tipo con la variante precedente, anche se appare qui il nesso di AN. Salizzole, NSc., 1885, 450 b; Matijašic R. 1983, p. 973,

 



 

C. CAESARI PANSIANA

 

Il breve regno di Caligola (37-41 d.C.) ha lasciato una minore quantità di bolli del tipo C. Caes. Pans o simile. Vi sarebbe apparentemente una produzione soretta tra il numero degli esemplari di bolli conosciuti e registrati, e la durata del regno dell’imperatore (Caius Caesar Germanicus Caligola)

 

C. CAESAR PANSI = C(ai) Caesar(is) Pans(iana)

E’ questa la variante più numerosa, diffusa dal Piceno all’Istria ed alla dalmazia, cioè nel territorio classico del bollo della figlina Pansiana. C’è il solito nesso AE in Caesar (presente in tutte le varianti di questo tipo), come pure AN in PANS. Le lettere del bollo sono nettamente più piccole delle solite dimensioni. U, 43; Matijašic R. 1983, p. 974, CIL IX, 6078, 25; CIL V, 6685, 8; Rimini, CIL XI, 6685, 8; Spadarolo, CIL XI, 6685, 8; Pesaro, CIL XI, 6685, 8; Pula, MZK III/1, 61; AMSI 18, 133; Labin, CIL III, 3213, 4; AMSI 2, 43; Zadar, CIL III, 3213, 4; BASD 26, 148; Salona, BASD 28, 159; Vranjic, BASD 32; Starigrad (Hvar), CIL III, 3213, 4; Cfr. anche Pellicioni 1983, p. 228 n. 22. 15; Pellicioni 1984, pp. 242, 243, 248 tipo 3 A tav. XLIII.

 

C. CAESAR PANSI = C(ai) Caesar(is) Pans(iana)

Questa variante è conosciuta soltanto in Dalmazia: da Iader a Solona. Anche qui appaoino due interpretazioni tra le parole, mentre i due nessi sono concentrati nell’elemento centrale: in CAESAR sono legati AE e AR, mentre alla fine viene l’abbreviazione PANSI senza nessi. Salona, BASD 20, 191, BASD 28, 160; Zadar, VAHD 50-51-52, 266; Kamen, BASD 24, 138; Narona, VAHD 49, 131; Adria, CIL V, 8110, 18; Matijašic R. 1983, p. 973, (dice che la variante c diffusa soltanto in Dalmazia, pur citando c, 18). Cfr. pure Z c.s., § 2 con ntt. 12-13; U, 45;

 

 

C. CAESAR PANSI S = C(ai) Caesar(is) Pans(iana) con lituus

Questa variante appare senza alcun riscontro: Z, p. 304 n. 8; Z c.s. § 2 con nt. 16.

 

TI: CL. CAES PANSI = Ti(beri) Cl(audi) Caes(aris) Pans(iana)

Preferiamo la variante con la finale, non contemplata dai repertori, sulla scorta dell’es. pressoché integro dalla proprietà Casalini di Villadose (22.6), ora all’ACR, nel quale la I, già vista dal Pais (SI, 1075, 16 b), è connessa e quasi si confonde con il bordo del cartiglio ed è collegata alla S da un elemento triangolare con le stesse caratteristiche dell’esemplare frammentario dalla località Casonetto di Villadose (22.7). Senza la finale cfr. U, 51; Z, p. 304 n. 10 (in MAT è contemplata la variante con il solo nesso AN: Matijašic R., VI, 1; 1; v. U, 5); Pellicioni 1984, pp. 242, 243, 248 tipo4B tav. XLIV.

 

 



 

TIBERI CLAVDI PANSIANA

 

Questo gruppo di bolli appartiene all’imperatore Claudio, ed è cioè databile al periodo che va dal 41 al 54 d.C. Circa la diffusione, si può dire che non se ne trova pressochè alcun esemplare nel Piceno, mentre appare nella Venetia et Histria, nell’Aemilia e nella Dalmatia in modo quasi uniforme. Delle 11 varianti ben sette sono conosciute soltanto una o due località di ritrovamento.

 

TI CLAVDI PANSI = Ti(beri) Claudi Pans(iana)

Nella forma identica alla precedente, questa variante presenta una differenza sostanziale nel nesso del gruppo LAV di CLAVDI. Matijašic R., 1983, p. 977, Adria, S. Martino, CIL V, 8110, 20; Z c.s. § 2 con nt. 17, ove erroneamente si dice che il bollo non ha riscontri. Si veda invece, Pellicioni 1983, p. 228 n. 22.16 (da S. Zaccaria podere Danesi, in territorio ravennate). E’ pressoché certo, visto il disegno ottocentesco.

 

TI CLAVDI PANSI = Ti(beri) Claudi Pans(iana)

Simile alla precedente, questa presenta l’unione della parte finale dell’elemento centrale del bollo, ma la I finale è assente. Sempre presente il nesso AN in PANSI(ana). U, 53; Matijašic R. 1983, p. 977. Ferrara, CIL V, 8110, 21; Miliarino, CIL V, 8110, 20; Rovigo, CIL V, 8110, 20; Salona, BASD 33, 141.

 

TI CLAVDI PANSI = Ti(beri) Claudi Pans(iana)

U, 54; MAT, VI, 3; Z, p. 304 n. 11.

 



 

NERONIS CLAVDI PANSIANA

 

Il tipo con maggior numero di varianti è quello usato durante il regno di Nerone (Nero Claudius Caesar Augustus Germanicus, 54-68 d.C.). Con una sola eccezione appare nella forma Neronis Claudi Pansiana con una piutosto grande varietà di abbreviazioni e nessi.

 

NER CLA VD PANSIAN = Ner(onis) Claud(i) Pansian(a)

La caratteristica che può unire quasi tutte le varianti è un profuso uso dei nessi. Qui abbiamo il gruppo NER con l’asta di E come nucleo centrale, poi LA e VD in CLAVD(i) abbreviato per quanto concerne l’ultima lettera, ed in fine i due gruppi AN in PANSIAN (Assente la A finale), Matijašic R. 1987, VII, 2 (Questa variante non appare nella Venetia). U, 69. Con gli ess. “polesani” questa variante fa la sua comparsa anche in tale regione: Z c.s. § 2 con nt. 14. Cfr. pure Bermond Montanari 1973, p. 39 n. 8; Pellicioni 1983, p.228 n. 22.20.

 

NER CLA VDI PANSIANA = Ner(onis) Claudi Pansian(a) (segno geometrico irregolare allingato in verticale tra il primo e secondo elemento onomastico; da rilevare, oltre agli altri nessi, il nesso IAN)

La variante non è molto diffusa. Cfr. Matijašic R., VII, 13 (Litorale orientale adriatico); ma soprattutto un confronto molto puntuale ( anche per il segno di separazione) si pun stabilire con un es. completo da Voghenza: Pellicioni 1984, pp. 242, 243, 248 tipo 5 B tav. XLIV (il segno di interpunzione viene chiamato "a bocciolo"). La forma delle lettere e il ritrovamento nello stesso sito di 29.1(loc. Mellena di Gavello) ci inducono a inserire sotto questa variante anche l’es. frammentario 29.2.

 

NER CLAVDI PANSI = Ner(onis) Claudi Pansi(ana)

U, 72; MAT, VII, 3; Z, p. 304 n. 14. Cfr. pure Pellicioni 1983, p. 228 n. 22.19.

 

NER CLAVD PA[- - -] = Ner(onis) Claudi Pa[- - -] (ipotizzato il nesso NE)

C. 25 a (v. bibl.) U, 75.

 

NERONIS. CL. PAN = Neronis Cl(audi) Pan(siana)

Variante senza alcun riscontro: Z, p. 304 n. 16; Z c.s. § 2 con nt. 18. Il nesso NE è ipotizzato sulla scorta delle altre varianti in cui compare il nome Claudius.

 

NERONIS. CLA PAN = Neronis Cla(udi) Pan(siana)

In questa variante, il nome dell’imperatore appare in forma completa al genitivo, con un nesso del gruppo NI. I due elementi che seguono sono abbreviati al massimo (CLA e PAN), con il quasi consueto nesso AN in PAN(siana). Cfr Matijašic R. 1987, p. 981, tav. IV, 41.

 

NERONIS. CL. PAN = Neronis Cla(udi) Pan(siana) (presenza o meno dei punti di separazione; a volte è presente un solo punto dopo il primo o il secondo elemento onomastico)

U, 79; MAT, VII, 5; Z, p. 304 n. 15. Cfr. pure Pellicioni 1983, p. 228 n. 22.18; Guarnieri 1983-94, p. 14 nn. 9-12; Pellicioni 1984, pp. 242, 243, 248 tipo 5A tav. XLIV; Gregorutti p. 142; Gomzel pp. 57, 83.

 



 

SERVILIA = Servilia

Presenti in tre varianti ottenuto con almeno due matrici, una con la S correttamente verticale e una con la stessa inclinata, una terza con il profilo più sottile e slanciato.

Prodotti laterizi con bolli Servilia e Serviliae sono stati rinvenuti per lo più nell’agro di Padiva, di Vicenza e Verona, presso Venezia, nel Polesine, forlì e sulla costa dalmata (CIL, V, 8110, n. 291 e 292; Pietrogrande 1885, p. 21, n 40; De Bon 1938, p. 9; Busato 1887, I, p. 52, II, pp. 52-53 nota 1; Gasparotto 1959, pp. 68-70; Marchini , p. 220 n. 334 e p. 227 in LX; Prosdocimi 1902, p. 58; Tortelli 1978-79, pp. 110-115 n. 36 a-g; Buchi 1979, p. 163 n. 29; Lazzaro 1981. pp. 223-224 nn. 25-26; Zerbinati 1982b, pp. 106, 108, 183, 184; Ronconi 1982-83, pp. 223- 224 n. 47; Buchi 1987 a, pp. 149-151, p. 274; Zerbinati 1993, pp. 266, 267 fig. n. 134.18, 177, fug. N. 134.22, 278) a Forlì (CIL XI, 6689, n. 229) e sulla costa dalmata (CIL, III, 15114, 2): cfr. Arch. Ven. p. 20, n. 22.

Servilia, nome femminile piutosto frequente nell’epigrafia cisalpina (CIL, V, 229 = I. I., X, 1, 384; V, 340 = I. I., X, 24; V, 3038, 3425, 3514, 3749, 4034, 4603, 4994, 7745, 7955, 8740 = I.L.S., 2798; I. I., , 1, 652; N.S. 1888, p. 409; 1965, Suppl. p. 27) Dovette essere la proprietà di un impianto produttivo localizzabile nel territorio vicentino, ma più probabilmente padovano (cfr. B. Keune, Servilia, in "R.E.; II A, 2, 1923, col. 1758-1759) dove si sono rinvenuti anche laterizi di L. Servilius ( CIL, V, 8110, 290) al quale la nostra Servilia poteva essere in qualche modo legata. Esiste, poi, il bollo SERVLIAN = Serviliana(a) attestato a Saonara, che riguarda una figlina della gens Servilia: Busato 1887, I, p. 52, II, pp. 52-53 nt. 1: Tortelli 1978-79, p. 112 n. 36h; Buchi 1987a, p. 151. Il bollo sembra rimandare all’uso, documentato tra la fine del I sec. a.C. e i primi decenni del I sec. d.C.

 



 

C. M’. CAME = C(ai) M(ani) Came(riorum ?)

La gens Cameria, sempre che il bollo riguardi tale gens (sono possibili altri completamenti del gentilizio), è documentata da iscrizioni di Padova (CIL, V, 2855: fine I sec. – II sec. d.C.; SI, 601-603 età giulio-claudia) e di Adria (CIL, V, 2325-2326; Forlati Tamaro 1956, p. 52 n.3 fig. 2; Pupillo 1989, pp. 12-13, 16; Pupillo 1990-91, pp. 349-358; databili tra fine I sec. a.C. – I secd.C.) Inoltre la gens Cameria è richiamata dal marchio laterizio Cameriana presente nell’agro di Padova, a Vicenza, a Verona e ad Asolo; C, 271; Busato II, 1887, p. 71; Tortelli 1978-79, pp. 18-20 n. 6 a-b; Buchi 1979, pp. 152-153 n. 9; Buchi 1987 a, p. 149;Buchi 1989 a, p. 271 con ntt. 731, 734; Zerbinati 1993, pp. 261 fig. 72.5, 274, 284. La produzione della figlina Cameriana potrebbe essere collegata con i laterizi firmati C(ai) M(ani) Came(riorum ?). Impossibile stabilire se questo bollo, per quale si può pensare a due fratelli o a padre o figlio attivi nel corso del I sec. d.C. (ma se ci atteniamo alla mancanza del cognome, la datazione non dovrebbe essere posteriore all’età di Nerone o di Vespasiano: Cfr. Buchi 1979, p. 142) si rifaccia ai Cameri di Padova o di Adria. Lo stesso marchio, ma descritto come C. AMU(ri ?) CAME(rini ?), lo troviamo anche nell’agro padovano di Borboricco, dove, viene ipotizzato che si tratti di picoli impianti artigianali annessi a insediamenti rurali o anche a ville rustiche del territorio. Ronconi 1984, pp. 46, 62-64; Zerbinati 1982 b, p. 184 fig. 262.

 



 

LAEPONI = Laeponi

Il gentilizio Laeponius è ricordato nell’ambito cisalpino unicamente a Padova da due iscrizioni che menzionano una M’. Laeponius (mulieris) l(ibertus) Surus con la propria liberta e Laeponia Epinice, Liberta di Q. e M’. Laeponius, due fratelli attivi nella produzione laterizia cisalpina, come testimoniano i bolli ritrovati nel Padovano, il gran numero di Borgoricco, nel Polesine e quelli conservati nei Musei di Rovigo, Venezia, Verona, Ferrara e Castelfranco Veneto: (CIL, V, 8110, 273 a-d; S.I., 1075, 74; Furlanetto 1847, p. 455 n. 708; Busato 1881, p. 121; De Vit 1888, p. 222 s. nn. 166-167; Camavitto 18892, p. 30; Furlanetto 1912, pp. 38, 42; De Bon 1933, p. 151; Buchi 1967, p. 16; Buchi 1979, p.157 s. n. 19; Ramilli 1968, pp. 103 ss.; Rostirola 1972, p. 42; Benetti 1974, pp. 18, 46; Benetti 1975, p. 14; Benetti 1979, p. 12 s.; Franceschetto 1974, p. 7; Lazzaro 1981, p. 220 nn. 8-10; Zerbinati 1982, pp. 85 s.; 96, 355; Zerbinati 1982 b, pp. 106, 108, 185; Ronconi F. pp. 45-46-47, pp. 52-53). Anche nelle varianti M’ Laeponi, Laeponi, Laep z, Laep. Sulla base dei ritrovamenti effettuati e delle indicazioni emerse dalle iscrizioni, si è supposto che i due fratelli, che si firmano con il solo gentilizio al plurale, abbiano gestito un impianto produttivo di laterizi nei pressi di Padova (Kenune 1924, col. 422) in un periodo non posteriore a Nerone e a Vespasiano, stando alla mancanza del cognome nella loro onomastica.

 

L. MAN AEPO = L. (uci) Man(li ?) Aepo(nis ?) (L. in legatura con la M; bugnette sul bordo dx del cartiglio

Gli unici due a confronto sono stati trovati uno a Rovigo e l’altro a Ponte Molino a Padova (ora Museo Civico di Padova): Zerbinati 1993, pp. 240, 247, 265, 287; Busato 1887, I, p. 52, II, p. 57; Tortelli 1978-79, pp. 70-72 n. 22. Il bollo può essere letto anche al nominativo. Se l’es. scoperto nella muratura del Ponte Molino di Padova non è un caso di reimpiego, per questi bolli si potrebbe avanzare la proposta di una cronologia inquadrabile verso la fine dell’età repubblicana (Tortelli 1978-79, pp. 71-72).

  

M’. S. Z. = M(ani) S(evi ?) Z(- - -)

Purtroppo non si conisce in contesto del ritrovamento, il bollo è stato recuperato nel territorio di Vigonovo dove attualmente si trova (Biblioteca Comunale). Si presume sia una variante del corpus M’. Sevi. Z = M(ani) Sevi Z(- - -), presenti nel Polesano, al Museo, Civ. di Padova su mattone con inciso il gioco della tria e di un esempio al Seminario Vescovile di Padova, provenienti da Padova e dall’agro patavino: per il primo Busato 1887 II, p. 78; Tortelli 1978-79, p. 120 n. 39 b; Zerbinati 1983, col. 132 fig. 24; per il secondo Satori 1950-51 p. 220 n. 10 = Sartori 1993, p. 190 n. 10). Nella produzione troviamo un M(anius) Sevius Z(- - -) con l’aggiunta di una palmetta sulla dx. (dalla vicina zona di Camin: Tortelli 1978-79, p. 119, n. 39 a). Lo stesso fornaciaio probabilmente firmò con le sole iniziali della tria nomina laterizi presenti ad Aquileia (Brusin 1934, p. 183 con fig. in alto), tra le macerie del campanile di S. Marco a Venezia (Boni 1904, p. 593 fig. 3 = Boni 1912, p. 39 fig. 4) in via C. Battisti a Padova (Campanile 1926, p. 13 = Tortelli 1978-79, p. 120, n. 39 c.) in via Campagna Alta a Montegrotto Terme (Lazzaro 1981, p. 224 n. 27 = Zerbinati 1982 a, p. 90, n. 29; Zerbinati 1993 pp. 267-289; nell’area ravennate (Pellicioni 1983, pp. 217, 237 n. 22.61). In considerazione della forma delle lettere, forse sono da ascrivere alla produzione di M(aius) Sevius Z(- - -) trovati a Cittanova in Friuli (Pancera 1970, p. 164 n. XX fig. 20), a Padova (Sartori 1950-51, p. 222 n. 11 = Sartori 1993, p. 191 n. 11; Zanovello 1982, p. 62 n. 21 fig. 76) e in Val Concola nel territorio di Chioggia (Bellemo 1887, p. 365; Bellemo 1893, p. 205; De Bon 1939, p. 75 nt. 4). In generale per la produzione di quest’ultima e la variante, la diffusione, la cronologia (forse I sec. d.C.).

 



C. CRITONI = C(ai) Critoni

La produzione laterizia della gens Critonia si trova documentata in varie località della regio X, soprattutto a Padova e nell’agro patavino, nel medio Polesine e a Ravenna. Tegole della stessa gens Critonia sono conservate al Museo Civico di Treviso (provenienza non accertabile, forse dall’agro): C, 74; CIL, XI 6689, 87; SI, 1075, 5; Pietrogrande 1883, p. 67n. 150; Busato 1887, I, p. 52, II, pp. 16-17 nt. 2, p. 39; De Vit 1888, n 139; Prosdocimi 1902, p. 58; Sartori 1950-51, pp. 220-221 n. 3-4 = Sartori 1993, p. 189 nn. 3-4; U, p. 152; Tortelli 1978-79, pp. 30-33 n. 9 a-c; Bellinati 1982, p. 30; Zanovello 1982, pp. 55, 56, 68; Zerbinati 1982 b, pp. 107, 185 fig. 274; Ronconi 1982-83, p. 62 n.15; Pallicioni 1983, pp. 217, 234 n. 22.51; Grossi 1983-84, pp. 122-123 n. 3 fig. 4; Buchi 1987 a, p. 149; Buchi 1989 a, p. 271 con ntt. 727, 729; CAV, III, p. 81 n. 81 n. 306.2, p. 125 n. 204.10, p. 127 n. 204. 18.4; Zerbinati 1993, pp. 240, 246, 262 fig. n79.3, p. 275, pp. 284-285. La mancanza del cognome nei bolli dei Critoni, attivi per più generazioni nella produzione leterizia, sembra offrire indicazioni cronologiche che non vanno oltre l’età di Nerone o di Vespasiano (cfr. Buchi 1979, p. 142).

 

C. CRITONI C. F = C(ai) Critoni C(ai) f(ili)

A questo bollo va ricordato C, 43; De Vit 1888, n. 133: [- - -]NTONI. C. F. conservato nella collezione dei Conti Silvestri: Zerbinati 1982 b, p. 185 fig. 274; Zerbinati 1993, pp.240, 246-47, 262, 285. Altri provengono dal vicino agro di Borboricco: Ronconi 1983-83 p. 46.

 

C. CRITONI C. N = C(ai) Critoni C(ai) N(- - -)

 

C. CRITONI C. H = C(ai) Critoni C(ai) H(- - -)

 



 

C. TVLLI = C.(ai) Tulli

Presente già nel veneziano, anche se si ignora la provenienza. Il mattone presenta il marchio impresso ben due volte, sono vicini e sullo stesso asse. Il primo si presenta impresso maggiormente anche se la lettura rimane problemativa a causa della consunzione delle lettere, il secondo è poco impresso soprattutto sul lato dx. (robabilmente il marchio è stato eseguito quando l’argilla aveva perso gran parte dell’umidità). Altri esempi con il bollo C.(ai) Tulli, sono stati scoperti a Montegrotto, sono ricordati (senza indicazione della presenza o meno del nesso) da Lazzaro 1981, p. 224 n. 28; Buchi 1987 a, p. 148 (agro di Padova); Zerbinati 1993, pp. 268, 278 fig. 144.6, 290. Per la mancanza di cognome si può pensare ad una datazione che non vada oltre l’età di Nerone o di Vespasiano Cfr. Buchi 1979, p. 142).

 



 

M. LVCILI. C. F = M(arci) Lucili C(ai) f(ili)

Non trova confronti con altri esempi scoperti nell’agro di Padova e ora conservati al Museo Civico di Padova: Tortelli 1978- 79, pp. 60-63 n. 19 a.g. Per la mancanza del cognome si può pensare ad una datazione che non vada oltre l’età di Nerone o di Vespasiano (Cfr. Buchi 1979, p. 142).


  

Q. P.C. = Q(uinti) P(- - -) C(- - -)

Altri esemplari di questo bollo sono stati rinvenuti a Padova , nel suo agro, a Borboricco, ad Asolo (TV) e a Classe presso Ravenna: N. S., 1888, p. 555; Ronconi F. 1984, pp. 46-47, 69; Gasparotto 1959, p. 16; Bollettino del Museo Civico di Padova, n.s., IX 1933, p. 204, CIL, V, 8110, 260; CIL, XI, 6689, 173; Pellicioni 1983, pp. 217, 222, 236 fig. 22.64, 237 n. 22.64; Cfr. Uggeri 1975, p. 147 n. 89: Q.C.P., ma l’epigrafia cisalpina non ofre attualmente scioglimenti complessivi alle inizizli di questi tria nomina. L’attività di questa azienda potrebbe essere databile ad una buona epoca sulla base delle particolarità paleografiche del marchio, ma considerata l’associazione con materiale sicuramente databile alla prima metà del I sec. d.C. si potrebbe proporre quest’ultima datazione.

 


 

C. SATRI. VP = C(ai) Satri. V P(ilio ?)

Bolli M’(?) Satri sono stati ritrovati a Vicenza e nel suo agro (Brendola): C, 323; De Vit, 1888 n. 170; Ronconi 1982-93, pp. 214-215 n. 44; Buchi 1987 a, p. 148; Ronconi 1987, p. 44; CAV, II, p. 164 n. 350; Zerbinati 1993, pp. 240, 247, 266, 288. Altri frammenti di tegole con il bollo C. Satri Vp(ilionis ?) sono stati ritrovati a Borgoricco in via Pelosa e in via Piovega nel 1984 in un probabile contesto insediativo ascrivibile genericamente alla seconda metà del I secolo d.C., altri per un complessivo di 16 bolli nello stesso agro di Borgoricco il centro produttivo, mentre per C. Satrius Vp(ilio ?) viene menzionata l’area circoscritta tra Castelfranco Veneto e Padova. Altri menbri di questa gens, gestirono altre fabbriche nell’Istriano e nelle zone conprese fra Vicenza e Rovigo; Tortelli 1978-79. La gens Satria, ricordata con particolare frequenza nell’area orientale della X regio, (CIL V Indeces, p. 1125 s), risulta attivamente impegnata nella produzione laterizia cisalpina, oltre che con C. Satrius Vp(ilio ?), noto anche da tegole rinvenute nel Padovano e a Castelfranco Veneto (N. SC. 1888, p. 555; Busato 188, pp. 52, 78; Camovitto 1892, p. 30; Gasparotto 1959, p. 16; Rostirola 1972, p. 42; Benetti 1974, p. 129; Benetti 1974 b , pp. 18, 37, 41; Benetti 1979, p. 42; Fontana Marcato 1981, p. 53) e da uno conservato al Museo Civico di Treviso, anche con Satria Didyne attestata nell’area aquileiese-istrano-dalmata (CIL, V 8110, 129; Gregorutti 1886, p. 26; Gregorutti 1888, pp. 384 ss.), con M’ Satrius, ricordato da bolli di Vicenza e di Rovigo (CIL, V 8110, 323; S.I., 1075, 56; cfr. De Vit 1880, p. 226). La terza sezione onomastica del bolo è probabilmente completabile con forma Vpilio, usato spesso come servile (Kajanto 1965, p. 323), variante di Opilio, presente nella Cisalpina su quattro epigrafi cristiane di cui una patavina (CIL, V, 1822, 3100 = I.L.S., 1297; 5737, 6285). Interessante notare come questo bollo sia stato rinvenuto in associazione con Laeponi come pure a Castelfranco Veneto (Bordignon 1975, p. 13 nt. 2) C. Satrius Vp(ilio) sarebbe stato attivo nell’ambito locale nel corso del I secolo d.C., come testimonierebbero le caratteristiche paleografiche del suo marchio, Furlanetto 1984, p. .

 

 Q. SAN



  

C. FLAVI

 (CIL, V, 8112, 39b) sull’orlo di un’anfora trovata a Padova (Furlanetto 1847, p. 454, n. 701. Attestato anche a Monselice (CIL, V, 8112, 39a) non trova altri confronti se non in una tegola a Val Catena nell’isola Brioni (cfr Zaccaria 1989, p. 476). Pesavento Mattioli p. 167, Anfore romane a Padova: ritrovamenti della città. CIL, V, F. FLAVI Concordia rep. A Portogruaro, Bertolini Not. degli scavi 1878, p. 49 cf. 8112, 39. CIL, V, C. FLAVI : F Concordia rep. A Portogruaro, Bertolini Not. degli scavi 1880, p. 424. CIL, V, FLAVI (-) – BASSU(-) su patella rep, a Trieste Museo.

  

M. IVLI STALLANI

CARMINI L.

NICIA. SA

TINAIC