In Giappone la tecnica dei raku è strettamente legata alla cerimoria del tè, che ha origini nella filosofia buddista, ed è la tecnica preferita dal maestri ceramisti che producono le tazze per questa cerimonia. La ciotola è sempre eseguita a mano, perché le mani rappresentano lo spirito dell'uomo e l'argilla invece sta a significare la madre terra, da dove hanno origine tutte le cose. Il raku è ceramica a bassa temperatura (800-900 °C); gli oggetti sono estratti dal forno con apposite pinze, nel momento in cui lo smalto ha raggiunto il suo punto di fusione, ed introdotti in recipienti o buche che contengono foglie, erbe, segatura di legno e anche stracci imbevuti d'olio, e quindi ricoperti ermeticamente. Gli oggetti incandescenti provocano la combustione di questi elementi, formando all'interno dei recipienti un'atmosfera riducente che serve a produrre una serie di effetti speciali sulla superficie degli smalti. Per interrompere il processo riduttivo, gli oggetti sono immersi, ancora caldi, nell'acqua . Tutte queste operazioni sono svolte con molta rapidità, e spesso inventate di volta in volta; servono a dare agli smalti effetti speciali di colore e riflessione, che sono quasi sempre non del tutto controllabili, perché sovente il maestro ceramista improvvisa al momento le operazioni da fare. Infatti l'ideogramma giapponese raku significa tradotto liberamente: godimento, soddisfazione, piacere, gioia; raku è anche spettacolo perché il ceramista eq i suoi collaboratori sono coinvolti in una serie di azioni nelle quali gli elementi determinanti sono la terra, il fuoco, e l'acqua: tre elementi che costituiscono l'essenza e la vita dell'uomo. |
Da CERAMICA VIVA di Nino Caruso Ed. HOEPLI