PROMEMORIA DELLA VISITA ALLA MOSTRA PERMANENTE
OSTIS
NELLA CHIESA DI
SANTA MARIA
A LUGO DI CAMPAGNA LUPIA
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I
VENETI
La
Terra e la gente.
La
terra comprende la regione nord-orientale d’Italia, quella che
nell’ordinamento augusteo divenne la decima
regio di cui Plinio nel I secolo d.C. precisa la posizione dicendola Hadriatico marl adposita. Nel primo millennio a. C., fu la terra
abitata dai Veneti, il Venetorum angulus di
Livio, vasta regione che nel periodo di massima espansione superò i limiti
dell’attuale triveneto, avendo a confine meridionale il Po e a settentrione le
Alpi. A occidente il limite, se pure non rigido, può essere indicato lungo il
corso del Mincio, Lago di Garda, valle dell’Adige mentre a oriente, oltre la
grande insenatura del mare Adriatico, conviene risalire lungo l'Isonzo, ma in
fase tarda, inglobando altre culture, si può spingersi fino all’Arsa, ossia
al confine dell’Italia augustea. All’interno la regione assai varia.
Possiamo ascoltare Livio quando ci descrive l’arrivo del duce spartano
Cleonimo per conquistare Padova (Liv. X, 2). Egli viene dal mare e vede
anzitutto strisce sottili di terra protese nell’acqua, oltre le quali un vario
alternarsi di lagune; più all’interno sono fertili campagne coltivate, quindi
le colline. e ancora dietro - completiamo noi - le alte montagne, Dolomiti, Alpi
Carniche e Giulie. La descrizione vale per tutta la terra veneta stesa ad arco
dietro al mare. Aggiungiamo nella pianura i singolari gruppi collinari degli
Euganei vulcanici presso Padova e dei Berici presso Vicenza. E' terra salubre.
Vitruvio lo precisa per le paludi dietro la costa ove l’acqua purificata
dall’alternarsi delle maree (Vitr. I, 4,11), fertile, aperta alle colture
delle sue varie altitudini. La solcano numerosi, grandi fiumi su cui sorsero
centri principali, quali l’Adige, il Brenta, il Piave, il Tagliamento,
l’Isonzo che scendono a raggera verso il mare aprendo vie di collegamento
nord-sud: saranno soprattutto la valle dell’Adige e quella del Piave le
arterie di flusso verso l’Europa centrale. Ma non mancano i collegamenti in
senso orizzontale che contribuiscono a fare della terra veneta un’area aperta
in tutte le direzioni.
da
"Antiche genti d'Italia" Prof.ssa Giulia Fogolari ed. De Luca
CLEONIMO
TRA LEGGENDA E STORIA
Lo
storico Tito Livio, in un suo libro, narra la vicenda di GLEONIMO. Egli un
principe Spartano. Verso il 302 a.C. , a capo di una flotta mercenaria, viene
spinto dai venti nell'alto Adriatico. Scorge in lontananza dei colli alti (Colli
Euganei), le acque della laguna delimitata da un cordone sabbioso (forse il
Lido) e un passaggio per entrare (le foci del Medoacus Maior).Cleonimo penetra
con la sua flotta in laguna (porto di
Malamocco) presto si accorge però di non poter proseguire con le navi per il
territorio melmoso e la poca profondità del fiume. Ordina quindi ai suoi di
ormeggiare il grosso della flotta e di salire su imbarcazioni più piccole e
leggere per risalire il corso del Medoacus Raggiunge tre villaggi agricoli (Lova?
Lugo? Sambruson?) del territorio patavino situati ai bordi della laguna. LI
ASSALE, LI SACCHEGGIA , LI BRUCIA. I soldati greci, incoraggiati dal facile
bottino, continuano l’avanzata nel territorio. I patavini, venuti a conoscenza
dell’accaduto, decidono di mandare due schiere di giovani soldati (Juventus) a
fermare gli invasori che, vistisi scoperti tentano frettolosamente di tornare
alle navi. La prima schiera di soldati patavini li insegue, li sconfigge e li
costringe alla fuga. La seconda schiera viene mandata a distruggere la flotta
ormeggiata nel porto di Medoakos (Malamocco). Alcune navi tentano di mettersi in
salvo, ma si arenano nelle barene e nelle secche della laguna e vengono
raggiunte e incendiate. Cleonimo fugge con il rimanente della flotta. Tito Livio
racconta che la vittoria dei Patavini si celebrava ogni anno simulando il
glorioso evento.
da
"Il nostro territorio nel Tempo" A.S.1995-96 II A S.M. Campagna
Lupia V elementari di Lova e Lughetto
EVENTI STORICI E NATURALI CHE HANNO CARATTERIZZATO IL NOSTRO TERRITORIO
389 d.C.
Spaventoso terremoto e maremoto che sconvolse il basso padovano.
450 d.C.
Invasione barbarica degli Unni che devastarono le nostre zone.
568
d.C. Re
Alboino dei Longobardi scese nel nostro territorio ma lo trova disabitato.
589 d.C. Per lo
straripamento del fiume Adige furono inondati anche i territori della
Saccisica (Piove di Sacco ) e quindi anche ii nostro.
601-602 d.C. Re
Agilulfo distrusse Padova e stabili che il territorio Lova - Lugo fosse il
confine del dominio Longobardo.
809 d.C. I
Longobardi vennero sconfitti da Pipino figlio di Carlo Magno ,che fece
guerra a Venezia passando per i territori di Campagna ,Lova e Lugo,
saccheggiandoli.
897
d.C. La Saccisica venne donata da re Berengario al vescovo di Padova e nella
donazione fu compresa Lova ma non la Campagna di Lova.
1105 d.C. Un
maremoto sconvolse la Laguna abbassandone il suolo.
1110 d.C. Prima
guerra tra Padovani e Veneziani a causa di alcune modifiche fatte al
confine.
1130 d.C. I
Padovani chiusero il ramo destro del Brenta (Meduacus Minor).
1143 d.C. Scoppiò
una seconda guerra tra Padovani e Veneziani, i Padovani vennero sconfitti.
1276 d.C. A
Campagna risiedeva un Podestà a nome del comune di Padova.
1373 d.C. I Da
Carrara , signori di Padova, combatterono contro i Veneziani.
1405 d.C. Il
nostro territorio passò sotto il dominio Veneziano e per circa quattro
secoli godette di un periodo di pace.
1507 d.C. Taglio
della Brenta Nova ad opera dei Veneziani. il taglio passava per Campagna
oggi sull’argine sinistro ha sede la strada provinciale che collega Dolo a
Conche
1610 d.C. Taglio
del Novissimo ad opera della Repubblica Serenissima. Questi ultimi due
interventi ,sul territorio , danneggiarono la nostra zona impedendo il
naturale deflusso delle acque in laguna.
1797 d.C. Cade la
Repubblica Serenissima ad opera dei Francesi
1815 d. C.
Congresso di Vienna, il nostro territorio passa sotto la dominazione
Austriaca.
1836 d.C. Gli
austriaci deviarono il Brenta da Stra’ a Corte ( attuale Taglio della
Cunetta).
1866 d.C. Terza
guerra di indipendenza, anche il veneto entra a far parte del Regno
d’Italia Si inizia la bonifica, con idrovore e canalizzazioni, del nostro
territorio.
da
"Il nostro territorio nel Tempo" A.S.1995-96 II A S.M. Campagna
Lupia V elementari di Lova e Lughetto
TAVOLA PEUTINGERIANA ( Castorius 393 d.C.) |
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STRADE
ROMANE NEL VENETO |
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LA
MOSTRA
"OSTIS"
LA
CERAMICA
LA
CERAMICA ANTICA NEL VENETO:
Età del Ferro e la
Romanizzazione del Veneto
La
presenza di argilla, di legname da ardere e di acqua favorirono nella
nostra regione la produzione di laterizi e terrecotte da parte delle
fornaci. I prodotti più frequenti di una fornace per laterizi erano: ·
mattoni detti
'sesquipedali' (cm. 44x29) ·
tegoloni o
embrici di cm. 60x45, i quali venivano impiegati per la copertura dei
tetti assieme ai coppi. ·
mattoni a semi
cerchio per costruire colonne ·
mattoni ad arco
per la costruzione dei pozzi |
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L'argilla,
dopo essere stata estratta e depurata. I laterizi venivano lasciati ad essiccare
per alcuni giorni. Sono stati rinvenuti laterizi con impronte di cani, di
maiale, di gatti e di altri animali da cortile. Nella fase di essiccazione, un
laterizio ogni 10 o 15 veniva bollato con un punzone di legno o di metallo o di
terracotta, il quale recava un nome o delle iniziali, che potevano essere dei
proprietario della fornace o dei gestore. Il bollo testimoniava la provenienza
della produzione e si faceva garante della qualità della merce. Un'altra
lavorazione particolare, che riguarda il campo della ceramica, è quella delle
lucerne, che costituivano i lampadari dell'antichità in quanto servivano per
illuminare. Erano di forma rotonda, con un foro al centro per l'immissione
dell'olio e un altro sul beccuccio per lo stoppino. La fantasia dei fabbricante
si manifestava sul disco, cioè la parte superiore della lucerna, la quale
appare spesso decorata con figure di animali, frutta, fiori, figure umane o
divinità.
Come
in tutte le epoche, anche in età romana, ogni centro aveva un proprio
artigianato per la produzione della ceramica di uso comune.
La
ceramica più fine e decorata, come ad esempio i vasi a vernice rossa adorni di
elementi vegetali o figure a rilievo, fatti con argilla depurata e destinati
alle mense raffinate, era prodotta in laboratori specializzati ed era marchiata
coi nome dei fabbricante.
La
produzione più notevole durante il periodo imperiale fu quella di Arezzo
centro che, accanto al vasellame a vernice nera decorato a motivi floreali
a rilievo simili a quelli delle "coppe
megaresi" aveva iniziato, alla fine del I secolo a.C. la
fabbricazione dei cosiddetti "vasi
aretini". Erano coppe, crateri, tazze e brocche decorati a stampo, all'inizio con motivi quasi esclusivamente floreali, poi con temi
di animali, figure umane e scene di caccia, che si distinguevano per la
finezza del modellato ed erano coperti da una vernice corallina. Il vasaio
romano certamente si ispirava - per questo tipo di produzione - al
vasellame di metallo in oro, argento, bronzo, che, a quell'epoca, era
patrimonio esclusivo delle classi più ricche e quindi considerato di
grande prestigio. |
LA
TERRA SIGILLATA
|
Da
"Dal paleolitico alla Romanizzazione" Quaderno didattico di
archeologia anno 1994 F.A.A.V.
Da
"Storia e Tecnica della Ceramica" saggi di A.A.V.V.
Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali
In
epoca romana erano presenti numerose officine per la produzione di contenitori
in terracotta; l'organizzazione dei lavoro era di tipo "industriale"
per cui il mercato venne letteralmente invaso da un'enorme quantità di ceramica
prodotta in serie e che poteva essere acquistata per pochi soldi.
I
frammenti ceramici ritrovati più frequentemente appartengono alle seguenti
classi:
CERAMICA
A VERNICE NERA |
In
genere di produzione locale, fatta su imitazione della ceramica nera di
importazione. Nella nostra zona questa produzione termina nei primi
decenni del I sec. d.C. |
CERAMICA
A PASTA GRIGIA |
Presente
in grande quantità (nell'80% dei siti).
Essa fu prodotta dal IV sec. a.C. al I sec. d.C. |
TERRA
SIGILLATA NORD-ITALICA |
Rappresenta
una ceramica fine usata per le mensa; nella pianura padana la sua
produzione inizia alla fine del I sec. a.C. e continua per tutto I sec.
d.C. |
CERAMICA
A PARETI SOTTILI |
E'
stata trovata quasi esclusivamente la tipica produzione padana in argilla
grigia, databile dagli inizi del I secolo d.C. ai primi decenni del II
secolo d.C. |
CERAMICA
COMUNE |
Comprende
recipienti da cucina usati sia per la cottura che per la conservazione dei
cibi (dispensa). Viene
prodotta per tutta la durata dell'età romana ed è più difficilmente
databile dei tipi precedenti. |
Da La centuriazione romana a Villadose 1990
LE
MONETE
PREZZI
E SALARI IN EPOCA ROMANA
OLIO
D’OLIVA: lt 1 |
3 |
sesterzi |
VINO:
½ litro |
2 |
assi |
PANE:
Kg 1 |
4 |
assi |
CARNE:
Kg 1 |
9 |
assi |
1
POLLO BOLLITO |
6 |
sesterzi |
MULO |
512 |
sesterzi |
TUNICA |
1 |
denario |
LEGIONARIO
paga annua |
250 |
denari |
GRAMATICUS
al giorno per alunno |
8 |
assi |
SCHIAVO
uomo |
1200 |
sesterzi |
IL
SISTEMA MONETARIO ROMANO IMPERIALE
Tra
gli strumenti di uso comune nell’ambito di un mercato romano in età imperiale
c’era la moneta, già all’epoca mezzo di scambio principale anche per le
transazioni minute. La nascita della monetazione romana imperiale si fa
convenzionalmente coincidere con la riforma monetale dell’imperatore Augusto
(27 a.C.-14 d.C.): questi, una volta impadronitosi del potere volle porre
rimedio al caos monetario generato dalle guerre civili successive alla morte di
Cesare (44 a.C.), proponendo, attorno al 23 a.C., un assetto che rimase pressoché
stabile per oltre due secoli e mezzo. In realtà, con questa riforma il sistema
ereditato dalla precedente epoca repubblicana non subì sostanziali modifiche,
ma fu reso più omogeneo grazie ad emissioni più regolari e, soprattutto, ad un
rigido sistema di equivalenze illustrate qui di seguito:
ORO |
ARGENTO |
BRONZO |
|
|
|
aureo |
denario |
sesterzio |
dupondio |
asse |
quadrante |
1 |
25 |
100 |
200 |
400 |
1600 |
|
1 |
4 |
8 |
16 |
64 |
|
|
1 |
2 |
4 |
16 |
|
|
|
1 |
2 |
8 |
|
|
|
|
1 |
4 |
La
moneta fondamentale su cui si basava tutto il sistema fu il denario,
un nominale d’argento quasi puro, inizialmente del peso di circa 3,9 grammi
(es. n. 1). Il suo multiplo in oro restò il denarius
aureus o semplicemente aureus,
mentre i sottomultipli furono il sesterzio (es. n. 2) e il dupondio, entrambi in
oricalco (una lega di rame e zinco simile all’odierno ottone), assieme
all’asse (es. n. ) ed al quadrante, battuti in bronzo (lega di rame e stagno):
queste quattro monete valevano rispettivamente 1/4, 1/8, 1/16, 1/64 di denario.
In un secondo momento fu introdotta una nuova moneta chiamata semisse del valore
di mezzo asse o di due quadranti.
di
Michele Asolati
I
BRONZETTI
La
religione
I
Veneti, a partire dal VI sec. a.C. e più nei secoli successivi, hanno lasciato
testimonianze molto numerose del loro sentimento religioso che risulta profondo
e vivo in tutta la regione. I primi dati li ricaviamo dalla “religione della
morte”, ossia da quanto i corredi tombali ci possono ancora raccontare circa
atti di culto. Ma sono i santuari con i loro innumerevoli ex-voto, che ci
consentono una conoscenza più diretta. Questi, pur essendo privi di strutture
monumentali fino all’età romana, si distinguono in base alla loro ubicazione.
… sono connessi ai riti delle acque, sorgono presso fiumi, laghetti, sorgenti
talora medicamentose. … forse si possono distinguere quelli femminili (stirpe
da via Rialto) da quelli maschili. I grandi santuari si trovano in luogo di
incontro sociale, di mercato, di produzione artigianale-artistica, di
esercitazioni didattiche, di formazione culturale.
da
"Antiche genti d'Italia" Prof.ssa Giulia Fogolari ed. De Luca
TECNICA
DI FUSIONE DEL BRONZO A CERA PERSA |
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