1. | l'altezza della pipa, dalla base all'imboccatura del fornello, che viene indicata con H |
2. | la larghezza della pipa, misurata dal foro portacanna al punto, ortogonalmente più distante, che viene indicata con L |
3. | l'altezza del fornello dall'imboccatura al fondo indicata con h |
4. | il diametro del fornello, indicato con D |
5. | il diametro del foro portacanna, indicato con d |
6. | numero dei fori indicato con f |
Naturalmente per una classificazione risulta importantissimo il marchio dal quale si può stabilire con esattezza la provenienza della pipa ed anche, in alcuni casi, l'epoca della fabbricazione. Questo, lo si è già detto, non vale per le pipe chioggiotte che non recano marchio. Gli unici segni che richiamano, sia pure alla lontana, il marchio, sono rappresentati da sigle incise direttamente sullo stampo. I ritrovamenti di pipe con queste sigle sono stati però assai rari. Se ne conosce una con un AN, probabilmente le iniziali di Angelo Nordio, uno dei pipari di Chioggia ed un'altra con un DP, forse un Padoan, uno dei pipari che lavorò nella fabbrica di calle Vescovi. Diversa, come già si è precedentemente detto, la situazione per le pipe straniere e per quelle provenienti dal centro di Bassano. Un ultimo elemento preso in considerazione dal presente catalogo riguarda i fori di comunicazione tra il fornello ed il tubicino portacanna. Nella pipa chioggiotta, il particolare è stato già rilevato in precedenza, questi fori sono tre. Il particolare, seguito scrupolosamente dai pipari, è dovuto quasi certamente a ragioni di funzionalità, per impedire cioè che il tabacco posto nel fornello potesse occludere il foro di comunicazione se questo fosse stato uno solo. Le figurazioni sulle pipe conoscono una variabilità impressionante. A questa regola sembra far eccezione una pipa (meglio sarebbe dire una serie di pipe) che presenta, lungo un arco cronologico notevole, un'impressionante fissità della figura e degli abbellimenti. Sul fornello è figurato un volto umano con copricapo, baffi e barba che termina con un riccio molto curioso. La persistenza di questi caratteri presuppone un prestigio notevole del personaggio rappresentato, divenuto nelle figurazioni successive una specie di caricatura. Non molto convincenti sembrano le ipotesi avanzate da chi, in un modo o nell' altro, ne ha tentato l'identificazione. Così si è parlato di uno Zuavo o di figurazione di una divinità mitologica (una divinità marina). In questo quadro, ricco di troppe incertezze, un fatto sembra sicuro: chi raffigurò per primo la testa col riccio sentiva indiscutibilmente il fascino del personaggio tanto da fargli acquisire, con l'insistenza della rappresentazione, un valore simbolico. Ma simbolo di che cosa? Un essere bene augurante, una sorta di genio buono quale compare spesso nella favolistica popolare. Il ripetersi della figurazione, in un panorama dominato da una frenetica mobilità delle creazioni, ha notevolmente contribuito al rafforzarsi di quest'opinione.
I reperti considerati consentono di stabilire la seguente suddivisione: