CATALOGO

fino al 1750 fino al 1850 fino al 1945

CRITERI

Mettiamo subito le mani avanti precisando i limiti di un lavoro ne semplice ne facile. Ad un lavoro di catalogazione delle pipe chioggiotte si oppongono principalmente due ostacoli. In primo luogo non siamo affatto sicuri di possedere tutti i modelli di pipe che sono state prodotte nel corso di più di tre secoli e, secondo elemento, pur nell'incertezza sopraddetta, ci troviamo di fronte una massa di materiale enorme. Le varianti su un modello principale sono praticamente infinite. Il piparo poteva variarlo (e lo faceva di sicuro) con interventi minimi sullo stampo di piombo molto facile da lavorare. Il presente catalogo, che elenca circa un centinaio di modelli, presenta quindi due difetti. Non può, per forza di cose, dare un'idea completa di tutta la produzione perchè verosimilmente non si possiedono tutti i modelli di pipe prodotte e perchè, per ragioni di spazio, molte pipe, che differiscono per particolari anche interessanti dal modello principale, sono state escluse. Ciò assodato, passiamo all'illustrazione dei criteri seguiti per la redazione del catalogo. Si poteva seguire un criterio rigidamente cronologico, indicare cioè la successione temporale nella quale ogni pipa è collocabile in ragione del materiale usato per fabbricarla, delle tecniche seguite e degli abbellimenti (i fregi e le decorazioni), che la caratterizzano. Questo criterio, di per se irreprensibile, comportava tuttavia un inconveniente difficilmente superabile da un non addetto ai lavori. La classificazione così prodotta sarebbe infatti apparsa priva di interesse proponendo modelli non facilmente riferibili tra di loro. Si è pertanto deciso di seguire un criterio che pur tenendo conto dell'evoluzione cronologica della produzione della pipa in terracotta, appuntasse lo sguardo principalmente sulle variazioni intervenute su alcuni modelli fondamentali. Alcuni di essi sono fortunatamente presenti in tutti e tre i periodi nei quali è segmentata la storia della pipa chioggiotta. Il loro accostamento consente quindi, anche a chi non abbia particolare dimestichezza con questa materia, di comprendere e di seguire con una certa facilità il lavoro prodotto da un piparo o da una generazione di pipari, dato che questa attività ebbe carattere familiare e i segreti della tecnica e della lavorazione furono trasmessi di padre in figlio. Uno degli elementi più evidenti per la classificazione è rappresentato dal colore dell'argilla usata: intendiamo, naturalmente, il colore che questa assume dopo la cottura. Il secondo elemento da considerare per la catalogazione riguarda la forma delle pipe.Essenziali per la classificazione di una pipa sono anche le sue misure. Di ogni pipa riprodotta nel presente catalogo si danno sei misure che servono perfettamente ad individuare tutti gli elementi essenziali.

Queste riguardano:

1. l'altezza della pipa, dalla base all'imboccatura del fornello, che viene indicata con H
2. la larghezza della pipa, misurata dal foro portacanna al punto, ortogonalmente più distante, che viene indicata con L
3. l'altezza del fornello dall'imboccatura al fondo indicata con h
4. il diametro del fornello, indicato con D
5. il diametro del foro portacanna, indicato con d
6. numero dei fori indicato con f

 

Naturalmente per una classificazione risulta importantissimo il marchio dal quale si può stabilire con esattezza la provenienza della pipa ed anche, in alcuni casi, l'epoca della fabbricazione. Questo, lo si è già detto, non vale per le pipe chioggiotte che non recano marchio. Gli unici segni che richiamano, sia pure alla lontana, il marchio, sono rappresentati da sigle incise direttamente sullo stampo. I ritrovamenti di pipe con queste sigle sono stati però assai rari. Se ne conosce una con un AN, probabilmente le iniziali di Angelo Nordio, uno dei pipari di Chioggia ed un'altra con un DP, forse un Padoan, uno dei pipari che lavorò nella fabbrica di calle Vescovi. Diversa, come già si è precedentemente detto, la situazione per le pipe straniere e per quelle provenienti dal centro di Bassano. Un ultimo elemento preso in considerazione dal presente catalogo riguarda i fori di comunicazione tra il fornello ed il tubicino portacanna. Nella pipa chioggiotta, il particolare è stato già rilevato in precedenza, questi fori sono tre. Il particolare, seguito scrupolosamente dai pipari, è dovuto quasi certamente a ragioni di funzionalità, per impedire cioè che il tabacco posto nel fornello potesse occludere il foro di comunicazione se questo fosse stato uno solo. Le figurazioni sulle pipe conoscono una variabilità impressionante. A questa regola sembra far eccezione una pipa (meglio sarebbe dire una serie di pipe) che presenta, lungo un arco cronologico notevole, un'impressionante fissità della figura e degli abbellimenti. Sul fornello è figurato un volto umano con copricapo, baffi e barba che termina con un riccio molto curioso. La persistenza di questi caratteri presuppone un prestigio notevole del personaggio rappresentato, divenuto nelle figurazioni successive una specie di caricatura. Non molto convincenti sembrano le ipotesi avanzate da chi, in un modo o nell' altro, ne ha tentato l'identificazione. Così si è parlato di uno Zuavo o di figurazione di una divinità mitologica (una divinità marina). In questo quadro, ricco di troppe incertezze, un fatto sembra sicuro: chi raffigurò per primo la testa col riccio sentiva indiscutibilmente il fascino del personaggio tanto da fargli acquisire, con l'insistenza della rappresentazione, un valore simbolico. Ma simbolo di che cosa? Un essere bene augurante, una sorta di genio buono quale compare spesso nella favolistica popolare. Il ripetersi della figurazione, in un panorama dominato da una frenetica mobilità delle creazioni, ha notevolmente contribuito al rafforzarsi di quest'opinione.

I reperti considerati consentono di stabilire la seguente suddivisione:

fino al 1750 fino al 1850 fino al 1945