3 - Graffita arcaica padana 3

 

Il gruppo è stato identificato e discusso da G. Liverani nel 1935 per alcuni materiali faentini 4 descrivendolo come caratterizzato da ... pasta chiara, giallo-pag!ierina o leggermente rosa. simile a quella delle majoliche; sottile strato di ingobbio; ornati nella quasi totaIità graffiti e parcamente policromati con ferraccia più o  meno scura e ramina; vernice con lieve tendenza a! giallognolo ... e allegando un succinto repertorio di forme e di ornati.Contributi più recenti sono dovuti a S. Celichi 5 e, per alcune chiose e postille a S. NEPOTI 6. I risultati di tali studi per l'area emiliano-romagnola sono stati sintetizzati 7 in una carta d'insieme in cui si può identificare una linea di diffusione con i centri di Piacenza, Modena, Bologna, Imola, Faenza, Forlì Cesena e Rimini coincidente con la via Emilia e in cui si possono senza difficoltà inserire altri centri ancora non attestati come Parma e Reggio Emilia. Un altro asse di penetrazione è quello fluviale del Po confermato solo dai due caposaldi di Ferrara e di Piacenza, ma lungo il quale esistevano altri centri come quello, nuovo e tutto da investigate, di Revere e senza dimenticare l’esistenza di collegamenti trasversali lungo gli affluenti del fiume. Un discorso analogo si può effettuare per il centro piemontese 8 di Carbonara Scrivia e per quelli lombardi di Voghera, Pavia e Cremona e poi di Lodi, Milano, Como, Bergamo e Brescia anche se forse sarà necessario operare distinzioni. Per il Veneto sono stati recuperati scarti di fornace riconducibili a tale tipologia solo a Venezia 9 e Padova 10.L’evidenza stilistica ed archeologica porta ad una datazione compresa tra la seconda metà del XIV secolo e la metà circa del XV. Dopo questa epoca da un lato si registrano innovazioni nelle forme, nei motivi decorativi e nella stessa simbologia; di contro nella produzione più fedele alla tradizione si ha uno scadimento qualitativo notevole. Tracciare una netta linea di separazione comune tra la produzione matura e quella attardata non è semplice: ad esempio non sono ancora stati individuati contesti tali da consentire con sicurezza la datazione delle fasi seniori della graffita arcaica padana prodotta nel Veneto ed utilizzando quanto è andato emergendo nelle regioni contermini si ottengono dei risultati contraddittori. La mancanza di rivestimento esterno tende a farla confondere coi tipi più recenti prodotti in Emilia ed in Lombardia 11, mentre il veneziano Capitulare Artis Scutelariorum de Petra principiato nel 1301 già nel primo capitolo parlando delle contraffazioni re­cita ... non debeant ipsos scutellas, pladenas et messoros vernicare nisi de intus, sub pena perdendi totum laborerium et soldos .X... 12  

In conclusione, possiamo definire col termine di graffita arcaica padana una ceramica graffita caratterizzata da vetrine gialline o verdine ravvivate dalla bicromia giallo ferraccia verde ramina. I motivi decorativi, realizzati con il concetto del rivestimento bidimensionale di una superficie, sono quelli geometrici, vegetali, zoomorfi ed antropomorfi tipici della tradizione medievale. E’ necessario insistere su quest’ultimo aspetto perché le vetrine e la bicromia non sono esclusive del gruppo ma si ritrovano, senza esclusione di continuità, almeno fino al XVIII secolo. D’altra parte una graffita decorata in tal modo sotto una vetrina monocroma -14v.g. bruna - non sarà classificabile come graffita arcaica padana, bensì andrà collocata in un gruppo a parte.