ANTONINO PIO
138-161 d.C.
La vita
Tito Aurelio Fulvo Boionio Arrio Antonino nacque a Lanuvium nell'86 d.C., figlio del console Tito Aurelio Fulvo e di Arria Fadilla. Nel suo cursus honorum fu questore (112), pretore (117) e console (120); le sue qualità furono notate da Adriano che gli affidò poi il proconsolato dell'Asia, una delle province più ricche e importanti dell'impero. Soddisfatto della sua ammistrazione, poco prima di morire Adriano lo adottò e lo raccomandò come suo sueccessore al Senato, che lo nominò imperatore.
L'impero
Salito al trono con la nuova formula onomastica di Tito Elio Adriano Antonino, Antonino Pio dimostrò un ossequio così profondo nei confronti della memoria del padre adottivo da meritare l'appellativo di Pius, il devoto.Tutto il suo regno fu improntato alla pietas, un concetto che nel mondo latino spazia dall'amore per la famiglia alla devozione verso la divinità, al rispetto nei confronti del prossimo. Antonino Pio governò, infatti, con saggezza e senso di giustizia, dimostrando un profondo attaccamento alla religione tradizionale romana, ma anche tolleranza nei confronti delle fedi religiose destabilizzanti dell'impero, l'ebraica e la cristiana; coltivò una costante sollecitudine verso il benessere dei cittadini e dello stato, curando in egual misura gli interessi dell'Italia e quelli delle province imperiali; riedificò centri in rovina; punì i soprusi di proconsoli e propretori; dimostrò un profondo rispetto nei confronti del Senato; rafforzò le finanze governative. In politica estera, pur dimostrandosi intenzionato a mantenere e consolidare la pace, Antonino non ebbe esitazioni a reprimere irruzioni barbariche entro i confini dell'impero, come quelle dei Mauri in Africa (140 e 145) e dei Briganti in Britannia (142). lnfine, non ultimo merito di Antonino Pio fu quello di aver adottato il nipote di sua moglie Annia Faustina, Marco Annio Vero, che gli sarebbe succeduto come imperatore e che sarebbe stato conosciuto con il nome di Marco Aurelio.
TEMATICHE MONETARIE CARATTERISTICHE
La devozione verso le divinità, uno dei tipici aspetti della pietas di Antonino, si esplicò in una nutrita serie di emissioni a loro dedicate e coniate in tutti i metalli. I soggetti di queste produzioni esemplificano chiaramente l'ossequio profondo che l'imperatore provava verso le figure tipiche della religiosità tradizionale romana e latina; non soltanto, quindi, gli dei del pantheon classico (Giove, Diana e Apollo), ma anche le entità minori più vicine alle necessità umane (Tranquillitas, Fortuna, Laetitia) e i miti legati alla fondazione di Roma: Enea che fugge da Troia con Anchise e Ascanio, la scrofa che allatta i suoi porcellini (il segno vaticinato a Enea dagli dei per indicargli il luogo dove avrebbe dovuto fondare la sua città: la datazione di questo rovescio si colloca fra il 140, anno in cui Antonino Pio assunse il III consolato, e il 143 d.C., anno in cui rivestì il IIII), Marte che incede verso Rea Silvia (dalla loro unione sarebbero nati Romolo e Remo).