COSTANZO I I

337- 361 d.C.

 

La vita

Secondogenito di Costantino il Grande e di Fausta, Flavio Giulio Costanzo nacque a Sirmium nel 314 d.C.; nominato cesare nel 324, dal 335 ebbe in governo la prefettura d'oriente. Dopo la morte del padre e l'uccisione di quasi tutti i membri della famiglia imperiale che ne seguì, Costanzo Il e i suoi due fratelli, Costantino Il e Costante I, furono acclamati unici augusti dalle truppe e l'anno seguente si spartirono l'impero, dopo averlo suddiviso in tre prefetture.

 

L'impero

A Costanzo Il fu confermata la prefettura d'oriente, comprendente l'Asia Minore, la Siria, la Libia, l'Egitto e la Tracia con Constantinopolis. I primi anni del suo regno furono imperniati sulla lotta contro i Persiani, che compivano scorrerie nella Mesopotamia e nell'Armenia, ma le sue campagne di guerra non furono risolutive. Nel 350, nella parte occidentale dell'impero, suo fratello Costante I fu spodestato e ucciso dai sicari dell'usurpatore Magnenzio. A questo seguirono le ribellioni di Vetranione in Pannonia e di Nepoziano a Roma. Costanzo Il dopo aver risolto le rivolte minori di Vetranione e Nepoziano riuscì a sconfiggere anche Magnenzio (353). Ormai unico padrone dell'impero, Costanzo rimase in occidente fino al 359, impegnato nella lotta contro Quadi, Sarmati e Alamanni; fu solo in quell'anno che decise di ritornare in oriente, anche a causa dei Persiani che, riprese le ostilità, avevano invaso la Mesopotamia. Non fece, però, in tempo a organizzare una campagna di guerra perché il cugino Giuliano, che proprio lui aveva nominato cesare nel 355 affidandogli le Gallie, nel 360 venne acclamato imperatore dalle sue truppe, passando all'offensiva e invadendo la Pannonia.

Costanzo Il gli marciò contro, ma morì improvvisamente in Cilicia, nel 361.

 

TEMATICHE MONETARIE CARATTERISTICHE

HOC SIGNO VICTOR ERIS

Questo soggetto,la cui iconografia riproduce Costanzo Il in abito militare, coronato da una Vittoria e con uno scettro e il labaro con il cristogramma, è una tematica originale che fu molto coniata da Costanzo Il (fra il 348-350 circa) e che in seguito venne ripresa da Vetranione. Costantino il Grande diede disposizioni al suo esercito di dipingere il cristogramma sugli scudi, simbolo della sua disponibilità verso il cristianesimo (in questo modo, essendo diventato un esercito cristiano e, quindi, al servizio del dio dei cristiani, si risolveva anche il problema delle diserzioni). Poco tempo dopo, il cristogramma fu ricamato sui labari, che divennero i nuovi vessilli sotto cui riconoscersi e ricompattarsi in battaglia.

 

COSTANZO II

d.C. 337 d.C. 361

FLAVIVS JVLIVS VALERIVS COSTANTIVS

(Imperatore orientale dei Basso Impero)

 

Nacque nel 316 d.C. da Costantino e Fausta a Sirmio, in Pannonia. Fu nominato Cesare dal padre nel 324 d.C. e gli fu affidato il Governo dell'Oriente. Alla morte di Costantino, Costanzo fu proclamato Augusto. Dopo la morte dei fratelli (nel 340 e nel 350 d.C.) rimase padrone di tutto l'Impero. Nel 350 d.C. marciò contro Magnenzio e lo sconfisse in tre battaglie: a Mursa, a Ticinum e a Monteseleuco. Nel 353 d.C. l'usurpatore si suicidò. Nel 360 d.C. fu eletto Imperatore suo cugino Giuliano. Costanzo marciò contro di lui, ma ammalatosi a Mopsucrena mori il 3 novembre del 361 d.C. dopo un regno eccezionalmente lungo. Costanzo combattè il paganesimo proibendo i sacrifici e persino la venerazione delle immagini con una severissima legislazione. Con eguale intolleranza intervenne nella controversia ariana, sostenendo i soldati di Ario e combattendo contro Atanasio Vescovo di Alessandria e il Papato, in quanto sostenitore di Atanasio. Convocò di propria iniziativa due sinodi ad Arles (353 d.C.) provocando l'esilio del Papa Liberio e di molti vescovi, mentre Atanasio Il si salvò con la fuga. In punto di morte fu battezzato da un vescovo Ariano.

Si legge che al suo rientro a Roma, nel 357 d.C., si meravigliò moltissimo visitando i quartieri cittadini ed i loro monumenti: il tempio Capitolino, l'anfiteatro Flavio, il Pantheon, i teatri, gli stadi, le terme e i fori, soprattutto quello di Traiano, dinnanzi a cui riconobbe la propria impotenza a creare qualcosa di simile, anche solo la statua equestre del grande Imperatore che si erigeva nel mezzo.


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